4 novembre 2007

Las Madres de Plaza de Mayo e i chicos di Alessandria

Venerdì 19 ottobre 2007. Ci sono le madri di Plaza de Mayo in Italia. Il nucleo storico delle madri, quelle alle quali il governo dittatoriale in Argentina tra il ’77 e l’83 ha fatto scomparire in Argentina più di 30.000 figli. Le madri dei “desaparecidos” che per trent’anni hanno marciato in Plaza de Mayo chiedendo giustizia e che oggi in Argentina sono a capo di progetti sociali meravigliosi: un’ università popolare, una biblioteca, una radio ma soprattutto a capo di un progetto di ricostruzione di un intero quartiere con abitazioni per 1.500 persone, costruite dalle stesse persone che ci andranno ad abitare. Queste madri che sono oggi portabandiera di pace e giustizia, quelle con le lettere maiuscole di chi ha lottato contro una dittatura, pagando con il prezzo più alto, quella dell’uccisione dei loro figli. E che oggi portano avanti i progetti che avrebbero realizzato i loro figli. Una battaglia che è diventata attuazione di un progetto sociale, oggi condiviso dal presidente dell’Argentina.
Le stesse madri che con grande entusiasmo e passione raccontiamo nello spettacolo “Por la vida”, di cui ho già scritto in questo blog. Ed è proprio “Por la vida” che la mattina del 19 ottobre andiamo a rappresentare ad Alessandria davanti al nucleo storico delle madri e a oltre 500 studenti delle scuole superiori della città piemontese. Nei camerini, prima dello spettacolo, c’è più tensione del solito. In sala, in prima fila, ci sono “le madri”, invitate dalla regione Piemonte e soprattutto siamo preoccupati di come risponderanno questi ragazzi davanti a una storia di cui sicuramente non sanno nulla, lontana anni luce dal loro mondo.
Lo spettacolo inizia. In sala non vola una mosca e gli applausi sono persino più frequenti e inaspettati del solito. A metà spettacolo mi ritrovo a suonare un brano sul boccascena, la luce illumina anche le prime file ed è in quel momento che vedo due donne anziane con il fazzoletto bianco in testa, il simbolo delle “madres”. Sono attente, a tratti si stringono le mani tra loro. Per me l’emozione è fortissima, istantanea, paralizzante, cerco di proseguire e riesco a farlo solo perché mi sforzo di non guardare più verso di loro, l’emozione è troppo forte.
Sull’ultima nota di “El dia que me quiras”, che chiude “Por la vida”, ho il coraggio di riaprire gli occhi e in quel momento vedo queste due donnine scattare in piedi per omaggiarci e con loro tutti i ragazzi. La più bella “standing ovation” della mia modestissima carriera.
Loro, che per trent’anni hanno lottato contro presidenti, militari e capi di Stato sono in piedi ad omaggiare due teatranti e un musicante. La stessa cosa succederà anche a Roma domenica 21 ottobre quando replicheremo “Por la vida” ancora davanti alle madri e alla loro presidente Ebe De Bonafini ( http://it.youtube.com/watch?v=W9FA0Bx8XH0 ). Ma l’esperienza forte e trascinante di quella mattina ad Alessandria non è ancora finita. Dopo aver ricevuto gli abbracci e le parole delle madri che sono sicuro di conservare sempre serrate dentro di me negli anni a venire, inizia una sorta di dibattito incontro tra le madri e i giovani presenti. Parole emozionanti, precise, autentiche arrivano da queste rivoluzionarie ottantenni. E dopo si dà la parola agli studenti. E qui arriva un’altra gradita sorpresa. Ragazzi e ragazze, con i loro jeans calati a mezza mutanda e con le cuffiette degli i-pod che sbucano dai giubbetti di jeans iniziano uno dopo l’altro a rivolgere domande alle madri sforzandosi di parlare solo in spagnolo. Le domande sono forti, inequivocabili, intelligenti. E soprattutto tutti si sforzano di parlare in spagnolo. Solo in spagnolo, per rispetto alle madri. Non mi sembra di essere in Italia, tra studenti di scuole tecniche e licei statali. Passa un’altra ora e mezza di dibattito. Le madri sono felici di essere lì, in mezzo ai loro “chicos” italiani. Io sono inebriato da questi ragazzi. E mi chiedo dove cazzo sono andati a finire gli stereotipi dei giovani che la maggior parte della stampa ci racconta. Ma in fondo l’ho sempre saputo che la maggior parte dei ragazzi di oggi non c’entrano nulla con quella minoranza facilmente archiviata con fenomeni di “bullismo” che tanto piacciono ai mass-media, al signor Vespa, al signor Mentana ma anche a Santoro, Fede e chi più ne ha più ne metta.
Un esempio banale: in ogni edizione del Gallarate Jazz Festival, da cinque anni a questa parte, ci siamo inventati uno spettacolo alla mattina riservato ai ragazzi delle scuole superiori gallaratesi. E in ogni occasione c’è sempre stata una sorprendente attenzione. Nell’ultima edizione abbiamo proposto ai ragazzi la musicazione dal vivo di “Nanuk l’eschimese” (a cui è stato dedicato un post in questo blog). Non una puntata del Grande Fratello ma 80 minuti di un film del 1922 in bianco e nero su una famiglia di eschimesi. Eppure la poesia del film documentario e le belle musiche dal vivo dei Q3 hanno rapito i ragazzi liberandoli solo alla fine del filmato con uno scrosciante applauso. Alla sera lo spettacolo è stato replicato nella programmazione del festival e tre intere file erano occupate da giovani tra i sedici e diciott’anni. Incuriosito ho parlato con loro e ho scoperto che alcuni dei ragazzi che erano rimasti affascinati alla mattina dallo spettacolo avevano convinto altri coetanei a riaccompagnarli alla sera per rivedersi “Nanuk l’eschimese”.
Che i giovani d’oggi abbiamo solo bisogno che li si aiuti a confrontarsi con contenuti più importanti e con le emozioni forti delle storie vere? Un’emozione di una storia vera come quella delle madres e dei loro figli. Figli che erano anche loro studenti che hanno sentito il bisogno di alzare un’ipotetica mano e dire cosa ne pensavano della vita, della società, della politica, così come trent’anni dopo i “chicos” di Alessandria.

Max De Aloe

6 commenti:

  1. Bravo Max, sono pienamente con te... i giovani non sono solo quelli del sabato sera con droga, alcol, bullismo, veline ecc. Ce ne sono tanti, ma tanti che hanno voglia di essere "per bene" e non solo in apparenza e tu ce ne hai appena dato un'ulteriore conferma. Ho visto lo spettacolo "Por la vida" con mia figlia e ci siamo emozionati insieme. Grazie per il post e per il filmato che mi hanno emozionato di nuovo.

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  2. Caro Max,
    che bello il tuo post! Commovente fonte d'ispirazione e fiducia nel futuro. Concordo pienamente col Mago. In giro ci sono tantissime persone a posto che hanno valori preziosissimi e vogliono fermamente il bene della società. Persone giuste di tutte le età, anche tantissimi giovani. Ma, come sappiamo, le buone azioni non fanno notizia e allora i media non fanno altro che darci informazioni terrificanti e spaventose, disturbandoci in modo da indirizzarci verso questa o quella direzione...Qualche anno fa l'indimenticabile Bruno Lauzi,a pranzo, mi confidò che era sua intenzione inventare un Tg delle buone notizie. Solamente storie di medici che riuscivano a risolvere casi disperati, foreste che si rinfoltivano, anziani che riuscivano ad ottenere una pensione decente e...giovani straordinari che facevano cose meravigliose, occuparsi dei bisognosi, instaurare veri rapporti interreligiosi, salvare persone, realizzare imprese bellissime. Non credo che Bruno sia riuscito nel suo intento ma se non ci lasciamo prendere dal turbinìo della vita e dalle scelte che ci vogliono imporre e sappiamo guardarci veramente attorno possiamo scoprire cose che non possono fare altro se non portarci il sorriso al volto. Noi abbiamo la musica e forse è più facile scorgere la bellezza che ci circonda, ma chiunque con un pò di attenzione, un pò meno fretta e un pochino di ottimismo in più, può realmente cominciare a sorridere...magari suona retorico ma tanto non costa nulla. Certamente ci sono ancora alcune persone che non sono riuscite a mettere a fuoco la propria vita ma se tutti noi cercassimo di essere più attenti, cortesi e altruisti, il nostro comportamento potrebbe senza dubbio influenzare positivamente chi ci circonda, sempre.
    Un salutone dal tuo misterioso amico.

    Eddie Fragolino

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  3. Bello il post e bello anche il video. Ho visto che in aprile sarete a Milano con "Por la vida", verrò sicuramente a vedervi. Peccato che la presenza di queste MADRI sia passata completamente inosservata dai media italiani. Almeno a me la notizia è sfuggita.
    Buona musica.
    A.L.

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  4. Devo ammettere che quanto ho appena letto mi ha fortemente emozionato. Una realtà scomoda quella dei desaparecidos spesso taciuta e solo sfiorata dai media. Mi riporta indietro alla metà degli anni 70, quando da una emittente privata di Varese intervistavo profughi cileni e ne trasmettevo la loro musica. Aggiungo a quanto tu hai già descritto benissimo Max, che il loro sguardo mi ha lasciato un ricordo indelebile...paura, rabbia e tanta speranza dopo un nuovo appello. In molti sono tornati a casa ed altri, come le madri argentine, continuano a portare la loro testimonianza a noi che siamo continuamente distratti dal nostro vivere quotidiano... ogni tanto è necessario fermarsi e cogliere occasioni come questa per riflettere un pò.

    Franco D.

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  5. Grande Max, ti ho sentito anni fa alla Villa Litta di Milano con Gianni Coscia. Grande concerto, avevo comprato "Racconti controvento" e lo sento spesso. Le mie preferite sono "Aliando" e "King ha gli occhi lucidi". Devo trovare "Crocevia" e controllare sul sito quando vieni a Milano. Giorgio - Milano

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  6. Carissimo Maestro, ho visto "Por la vida" a Roma. AFFASCINANTE, TOCCANTE ma mi piacerebbe sentirla in concerto con il suo gruppo a Roma. Verrà?
    Mi promette un "bluesette" alla Toots ?
    ANTONIO AGOSTINI

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