8 gennaio 2008

Doze Cordas Trio e il critico dall'olfatto sensibile

Nell’ultimo numero di “Musica jazz” (gennaio 2008), sono rimasto colpito da una critica di Alberto Bazzurro sul cd “Brisa” (music center BA 158) dei Doze Cordas Trio che riporto integralmente:
“Brisa. Le corde della chitarra (acustica e elettrica) di Massimo Minardi e del contrabbasso di Tito Mangialajo, unite a quelle vocali di Francesca Ajmar, stanno al centro di questo ennesimo album di smaccato referente brasiliano, un filone decisamente inflazionato che il presente lavoro (con ospiti, a iniziare da Carlo Nicita flauto) attraversa senza lasciare tracce particolari come capita del resto alla maggior parte dei suoi simili. Sarebbe il caso di fare tutti un bel passo indietro: l’olezzo modaiolo è troppo forte per non avvertirne la scia”.
Finito. Poche righe. Poche righe per distruggere un cd. Senza possibilità di appello.
Francesca Ajmar, Massimo Minardi, Tito Mangialajo Rantzer sono tre valenti e preparati musicisti di jazz, innamorati da sempre della musica brasiliana. Secondo il mio modesto avviso il cd è ben fatto, volutamente vicino alla tradizione della musica d’autore brasiliana con ben calibrate incursioni nella tradizione jazzistica (ottimi gli interventi del bravo flautista Carlo Nicita). Gli arrangiamenti sono volutamente minimalisti prediligendo l’autenticità.
Ma queste sono solo mie modeste considerazioni che certamente valgono meno di quelle del critico Alberto Bazzurro che è un professionista della critica. Per cui rispetto il fatto che il cd non gli sia piaciuto e che abbia il coraggio di stroncarlo sulla più importante rivista di jazz in Italia.
L’unica cosa che è difficilmente accettabile in questa critica è la conclusione e anche la forma con cui la espone: “l’olezzo modaiolo è troppo forte per non avvertirne la scia”.
Questo non è condivisibile perché errato. E’ chiaro che il nostro Alberto Bazzurro è lontano anni luce da cosa sia modaiolo oggi. La bossa nova è stata di moda soprattutto negli anni ’60, grazie a una commistione che ha avuto anche risvolti artistici interessanti e in alcuni casi affascinanti come testimoniamo i cd di Stan Getz e Joao Gilberto, il famoso cd “Francis Albert Sinatra & Antonio Carlos Jobim” del 1967 e molti altri. Ma queste cose il preparato Bazzurro le sa molto meglio di noi dal momento che di professione fa il critico musicale. Quello che Bazzurro e la maggior parte dei critici non sanno (non tutti perché ce ne sono molti che vivono a stretto contatto con la realtà musicale) è quanto sia difficile farsi produrre un cd di musica d’autore brasiliana in Italia. Se da una parte esistono decine di etichette vicine al jazz, anche al jazz emergente (Splasch, Abeat, Docicilune, Wide Sound, Videoradio, Red Record, Cam Jazz, Cd del Manifesto, Balck Saint, Music Center, Philology, Panastudio, Map, ecc.) dall’altra poche di queste sono inclini a produrre musica d’autore brasiliana. Le etichette rivolte esclusivamente a questo genere musicale sono poi quasi inesistenti. E queste cose Bazzurro non le sa perché penso che non abbia mai provato a farsi produrre un cd (a lui generalmente i cd li regalano). Il nostro critico quando parla di “olezzo modaiolo” non conosce quanta scarsa considerazione ci sia per la musica d’autore brasiliana nel mondo dei club dove si fa musica dal vivo in Italia. Di quanto poco si possa suonare in giro con un progetto di questo genere e quanto sia difficile e costoso realizzare un cd.
Qui parliamo di “olezzo modaiolo” perché uno suona autori ormai sconosciuti come Roberto Guimaraes, Carlos Lyra, Baden Powell miscelandoli con brani di propria composizione?
Ma il nostro critico accende ogni tanto la radio o la tv per rendersi conto cosa sia oggi modaiolo?
Proviamo a chiederlo a un deejay radiofonico, a un qualsiasi ventenne o a un proprietario di locale dove si fa musica dal vivo se sa chi è Johnny Alf o Carlos Coqueijo o Milton Nascimento. Strano non conoscerli perché c’è chi, come i Doze Cordas Trio, incide i loro brani per essere commerciali e modaioli. Di modaiolo c’è solo sparare su un gruppo “minore” e scrivere sempre e comunque bene dei soliti nomi. Troppo facile.
Mi dicono che non si deve mai parlare male di un critico e che si deve fare finta di niente. E’ vero ho, sbagliato. Che noi dobbiamo suonare e basta e sperare che qualcuno parli bene di noi. Beh, questa volte avevo io voglia di parlare bene dei Doze Cordas Trio. E lo faccio su questo piccolo blog.
Mi va invece di sottolineare che sullo stesso numero di Musica Jazz c'è un interessante articolo di Antonio Iammarino sulla didattica del jazz con interviste a noti musicisti e didatti.
Buona lettura e buon ascolto per chi avrà voglia, invece, di comprarsi “Brisa”.

www.myspace.com/dozecordastrio

Max De Aloe

23 commenti:

  1. Ma forse mi sono perso qualcosa...ma da quando la musica brasiliana è modaiola?? E' come dire che la musica rock nordamericana o l'heavy metal va di moda?? Ma è sempre esistita!!
    Non conosco i Doz Cordas Trio, ma leggendo la critica caustica e lapidaria di Alberto Bazzurro mi viene solo voglia di elogiarli!!
    E l'unico che deve fare un passo in dietro mi sa che è il nostro critico dall'olfatto sensibile...
    Buona giornata.
    Fabrizio
    Milano

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  2. Questo critico è famoso per stravedere solo per il free-jazz. Mi chiedo perchè debba recensire un cd di un genere musicale che sicuramente non predilige e di cui forse non capisce molto. Ma notate che i critici non scrivono mai pareri approfonditi sulla musica? Navigano sempre in superficie. Forse che non siano capaci di scrivere quello che funziona o non funziona in un cd?
    TULLIO MURANO - NAPOLI

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  3. Beh certo se a uno piace il free-jazz allora ovvio che non ama la musica brasiliana...
    Non so, io non sono un critico e non invidio il loro lavoro però ho sempre pensato che le critiche, anche in generale, per esser tali devono essere costruttive e date da chi ha competenza, da chi conosce un certo genere di musica e può dare consigli UTILI, mica certo sparare a zero come Bazzurro.
    Lunga vita al cd dei Doz Cordas Trio!!!
    Stefano - Bologna

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  4. Grazie Max per questo post e ciao a tutti voi.
    E’ una bella riflessione che parte, come spunto, dalla stroncatura del CD "Brisa" del gruppo Doze Cordas Trio di cui faccio parte; ma da questo spunto Max parte per parlare della critica jazz in Italia oggi.
    Sono parole che condivido, non tanto perché difende il nostro lavoro, ma perché tocca un punto nevralgico della situazione della critica jazz italiana: la maggior parte di questi sedicenti critici, che altro non sono che dei semplici appassionati senza validi strumenti culturali e tecnici per poter parlare di musica (ammesso che lo si possa fare...), non capisce appunto un bel nulla di musica. Bazzurro parla di mode: a parte le parole di risposta di Max mi chiedo: ma non è altrettanto se non più e veramente modaiolo continuare a votare Rava, Bollani, Fresu, l'Instabile Orchestra, Petrella, William Parker...al referendum indetto dalla rivista su cui Bazzurro scrive? anche se non avesse fatto queste scelte, abbia il coraggio di dire esplicitamente che la rivista sui cui riempie ogni tanto qualche pagina non è in grado di ascoltare il mondo del jazz reale e di esprimere opinioni vere e sincere ma solo quelle dettate da mode e da consuetudini inveterate.
    Tra l'altro, giusto per farvi capire quanto sia fine l'udito del Bazzurro, nella sua recensione lui rivela che Massimo Minardi avrebbe suonato anche la chitarra elettrica. Interessante, dato che nel Cd Massimo suona solo chitarre acustiche (la differenza la sente anche mia figlia di 5 anni, ma lei non è una critica musicale).
    Ho sempre sostenuto che è meglio una recensione negativa piuttosto una delle solite recensioni anodine tipiche della rivista Musica Jazz: i dischi sono tutti carini e gli italiani tutti bravi.
    Ma così mi sembra eccessivo, soprattutto perché penso che la critica seria dovrebbe fare riflettere gli artisti sulla loro produzione e magari portarli a migliorare. ma dalle parole del Bazzurro io cosa capisco? Nulla, se non il fatto che non gli piace la musica brasiliana; opinione lecitissima, ma semplice opinione. E allora credo che lo sbaglio nasca proprio dalla redazione della rivista (che fortunatamente non leggo più da quattro anni almeno) che ha affidato il nostro CD a uno interessato ad altro. Come se io facessi la recensione di un disco di Nek.
    Scusate per l'intrusione. un abbraccio, Tito.
    p.s.: se andate su www.jazzitalia.net trovate anche una buona recensione del Cd "Brisa". Achille Zoni ha sicuramente ascoltato il Cd e, fortunatamente, gli è anche piaciuto.

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  5. C'è un grosso problema in Italia sulla critica musicale. Purtroppo ce ne sono molti di problemi in Italia e certamente più gravi.
    Ma tornando alla critica è tangibile il fatto che sia incapace di valutare un'opera musicale per quella che è prescindendo da chi suona. Sono troppo influenzati dal mercato, dal fatto che alcuni musicisti sono diventati degli "intoccabili". Avete ascoltato il progetto "Cosmics" di Petrella. Un'accozzaglia di reminescenze dei Art Ensemble of Chicago, Sun Ra e i Gentle Giants. Niente di originale ma proprio niente ma ce lo spacciano come qualcosa di innovativo?
    Oggi Petrella vince premi su premi ma sono cose che si alimentano una con l'altra. E la sostanza? Ma non ci sono altri trombonisti in Italia?
    Se parli con i direttori di queste riviste ti dicono che loro devono vendere le copie e allora devono mettere in risalto sempre gli stessi nomi. Devono contribuire a crare dei falsi miti. Tutto ciò è imbarazzante se fatto da giornalisti che si reputano appassionati, competenti e si vantano di conoscere il jazz. Il jazz è fatto di rischi e innovazioni. Chiedo ai critici di jazz di aiutare il pubblico in questo compito.
    Gianluca Pintus

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  6. Ascolto il cd Briza dei Doze Cordas Trio tutti i giorni.
    Lo ascolto perchè ogni giorno la voce di Francesca Ajmar apre porte dell'anima sempre diverse, lo ascolto perchè il suono di Tito Mangialajo Rantzer è riconoscibile e unico in mezzo al frastuono delle mode, lo ascolto perchè Massimo Minardi è indescrivibilmente completo.
    Lo ascolto perchè gli ospiti sono sorprendenti.
    E lo ascolto perchè capisco quanto lavoro e quanto amore c'è dentro questo progetto.
    Lo ascolto perchè l'anima dei musicisti parla alla mia.
    Bazzurro invece non deve avere ascoltato, o se anche l'ha fatto,
    Bazzurro non è in grado di capire.
    E'un gran peccato, soprattutto per lui. E poi, olfattivamente parlando lo si potrebbe definire analfabeta. Gli consiglio di imparare meglio a distinguere le essenze e i profumi, a capire la complessità di un progetto se vuole essere un critico, sempre che sia veramente tale.
    Colgo l'occasione per chiedermi e chiedere a chi mi leggerà "ma siamo sicuri che la figura del critico debba passarla sempre liscia e non possa piuttosto sottostare anche lui al giudizio e al commento di altri?"

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  7. Concordo con la maggior parte di questi commenti e soprattutto con Tullio Murano. A questo Bazzurro la musica più vicina al sudamerica e alla melodia proprio non piace. Sono andato a ripescare una recensione sul cd di Daniele Bonaventura "Canto alla terra" dove scrive: "...suggestioni fin troppo dirette, lineari, lavoro un po' decorativo , alla lunga prevedibile....c'è una carenza di scavo (?!?)". E poi scrive: "il solitario bandoneon ha espansioni di spessore quasi organistico, molto fragranti, finchè il gruppo non si ricompone e riemergono i limiti di cui si è detto". Che cosa sono le espansioni fragranti?
    Comunque a Bazzurro piace il free jazz e la musica nord europea. Tutti i cd degli italiani (soprattutto melodici) vengono stroncati. E' sempre così. Un altro fenomeno di Musica jazz è Michelone. Leggete Michelone è meglio di Boldi-De Sica.
    Grazie per lo spazio concessoni.
    A. Galmarini

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  8. Ho ascoltato a Novara i Doze Cordas Trio e mi sono piaciuti molto. Ma non voglio criticare l'illustre giornalista anche perchè non sono una grande esperta di musica ma quel concerto mi ha emozioanata.
    Sono d'accordo con Max De Aloe che è giusto non criticare le idee di Alberto Bazzurro ma anch'io penso sia giusto criticare l'acredine con cui scrive. Si possono scrivere le stesse cose con più gentilezza.
    Mara - Novara

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  9. Bazzurro qual'è la sostituzione di tritono dell'accordo di C7?

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  10. Ciao a tutti. Vedo a giudicare dai commenti che l'argomento desta interesse.
    Sono d'accordo con Tito e soprattutto con il signor Gianluca Pintus che il critico deve aiutare il pubblico nella scelta e aggiungerei che deve aiutare anche il musicista. In effetti le critiche spesso non riescono ad andare in profondità, ad essere credibili. Spesso quando parlano bene finiscono a dire poco così come quando parlano male. A noi musicisti si chiede tecnica strumentale, idee, gusto, innovazione, voglia di rischiare ma anche conoscenza della tradizione, capacità di essere imprenditori di noi stessi, ecc. ecc. Ma chi ci giudica ha le stesse competenze? Ma in questo esercizio anche facile che consiste nel lapidare la critica bisogna stare attenti. La critica è utile alla dialettica dell'innovazione musicale. E' utile alla crescita di un musicista e di un gruppo. Ma deve essere una critica intelligente. Costruttiva. Penso che anche sulla bistrattata "Musica Jazz" ci siano persone capaci e brave. Alcuni di questi hanno perso la voglia, altri vanno avanti con scarso interesse, altri ci regalano interessanti articoli e riflessioni. Io suggerirei a Tito di riprovare a comprare "Musica jazz" così come "Jazz it" o altro e ad iniziare ad avere dei giornalisti di riferimento. E' vero che spesso c'è una lontananza della critica dalla scena musicale reale. Avete mai visto un critico in un jazz club negli ultimi dieci anni?
    Vanno solo ai grandi festival dove ci suonano sempre gli stessi ma nonostante questo penso che non dobbiamo perdere la voglia di un confronto civile tra musicisti e critici. Speriamo.
    p.s. comunque quello che ha scritto la domanda a Bazzurro sulla sostituzione di tritono è un genio!!!!!!

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  11. Vorrei solo esprimere la mia solidarietà a Francesca, Tito e Massimo che conosco e stimo.
    Premetto che non ho ascoltato il lavoro di cui si parla in questo blog.
    Non è mia intenzione polemizzare oltre: credo sia rispettabile il fatto che ad un critico musicale non sia piaciuto il lavoro discografico che ha esaminato e che abbia pertanto decisco di stroncarlo sulla rivista di settore sulla quale scrive, credo però che occorra un piu attento utilizzo dei termini.
    Utilizzare parole come "olezzo modaiolo" mi pare fuoriluogo e offensivo nei confronti di coloro i quali hanno profuso impegno e amore nella realizzazione di un'opera nella quale, evidentemente, credono; un intervento "correttivo" del redattore sarebbe stato auspicabile.
    E' chiaro poi che Bazzurro non ha molto chiara l'idea di cosa sia "modaiolo" oggi, forse dovrebbe documentarsi un po dato che di lavoro fa il critico musicale.
    Circa il filone "decisamente inflazionato" poi potremmo aprire una parentesi decisamente ingombrante, dato che oggi in Italia sono molti i musicisti che suonano secondo stilemi che risalgono a 40 o 50 anni fa senza aggiungere nulla di nuovo, e nonostante ciò vincono il Top Jazz Referendum.
    Forse è troppo semplice stroncare un lavoro, volutamente aderente al linguaggio di una tradizione, solo perche si tratta di musicisti che non godono di grande visibilità; sono certo che Bazzurro userebbe altri termini recensendo un disco di qualche "noto" esponente del jazz italiano.
    Chi si occupa di critica musicale dovrebbe prescindere dai propri gusti personali e limitarsi ad una analisi tecnica del lavoro che gli viene sottoposto.
    Non è semplice ma credo sia doveroso.
    Se non è in grado di scindere i propri gusti personali dalla capacità di analisi di ciò che ascolta c'è un vizio di fondo...e poi dovremmo davvero capire se queste capacità di analisi esistono o meno, ma questo è un altro discorso.
    Concludo dicendo che mi trovo d'accordo con Tito quando dice "meglio una critica negativa che le solite critiche anonime"; forse l'affollamento discografico ha portato molti critici a perdere qualsiasi interesse e passione nel proprio lavoro, forse bisognerebbe che si disintossicassero da ore e ore di musica ascoltata senza desiderio alcuno, forse in questo modo ci eviterebbero recensioni noiose e piatte, nelle quali tutto e nulla riescono ad essere la stessa cosa.

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  12. "Ciao Max , mi faccio vivo solo oggi perchè quando ho letto la tua mail mi sono imbufalito e genato per il livore e l'arroganza con cui il Bazzurro, senza ragione (avrebbe dovuto almeno ascoltare prima il cd) ha condotto la sua critica(?)
    Io, come molti credo, non conosco questo critico, d'altrone non frequento le riviste e i rotocalchi del settore, ciò nonostante posso asserire con certezza che nel suo "scritto", costui non ha mai minimamente parlato di musica. La sua non è una critica, è un attacco verso noi ed il genere musicale di Doze Cordas. Sarà, il buon Alberto, in grado di affrontare un'analisi musicale (a prescindere dalle sostituzioni dei molti tritoni presenti in Briza)? Scopro che "l'illuminato" si occupa generalmente di free e avanguardia: perchè, mi chiedo, recensisce un disco di mpb se non è sufficientemente libero e aperto da potersi rivolgere al jazz tutto? In musica (è dimusica che stiamo parlando), a mio avviso, le mode non esistono. Ogniuno suoni cosa vuole, sente e meglio gli riesce, noi musicisti, dal folk alla musica più contemporanea, nessuna esclusa, siamo dispensatori di passione, la nostra passione, la musica: è passione ed esige rispetto.
    No so quali demoni pervadano la mente e l'animo del "vate", certo è che lo distraggono al punto di non accorgersi che nel cd briza, io non faccio uso alcuno di strumenti elettrici, uso tre volte la chitarra acustica ed ho registrato principalmente con la chitarra classica. Inoltre gli ospiti nel disco sono due, ma Carmelo Coglitore non viene nominato dal "tortonese", forse che il "sommo poeta" non sa distinguere il suono di un sax soprano confondendolo con quello del flauto?
    Insomma caro Max, è assai penoso che un lavoro pregevole come quello di Francesca, meticoloso, severo e, ripeto, appassionato, sia maltrattato da una "penna" inattendibile.
    Concludo questa mia lunga riflessione ricordando e segnalando al futuro "pulitzer" che ben quattro dei cinque musicisti presenti in Briza compaiono da tempo su cd di formazioni che operano nell'area del freejazz e dell'improvvisazione totale......che vuoi, la passione non ha confini.
    Massimo Minardi

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  13. Ma, voglio dire, se non c'era il blog di Max qualcuno le avrebbe lette le recensioni di Musica Jazz?
    Io è da un sacco che le salto a piè pari.
    Sono scritte in piccolo. Tutte fitte. E poi le leggi e non capisci se il disco è bello o no.

    Questo mese poi, avete notato? Non ci sono neanche le foto. Sembrano annunci per scambisti, di quelli che si trovano sui giornaletti gratuiti.

    Meno male che Max ha messo il post. Che così l'ho letto e che così ho letto anche la recensione.

    Oddio, ci ho messo un pò' a trovarla ma alla fine ce l'ho fatta.

    E credo anche di avere capito il perchè della moda. Se ci fate caso nella pagina successiva lo stesso critico recensisce un altro cd di musica jazz brasiliana.

    Due Cd di brasiljazz in un mese non può che trattarsi di una moda. Chiaro no?

    Che poi a me Musica Jazz piace. Mi piacciono i cd, quello sulla fisarmonica nel jazz è uno dei miei preferiti, mi piace l'articolo del direttore, ma soprattutto mi piace la parte dei necrologi.

    Sono bellissimi.
    Lo confesso, aspetto con ansia Musica Jazz per sapere chi ci ha lasciato questo mese.
    Si, lo so che lo scrivono anche su JazzIt ma non è uguale. Su Musica Jazz i coccodrilli sono scritti, seppur con uno stile asciutto e sintetico, con una passione e un coinvolgimento senza eguali.
    Più di una volta, leggendoli, mi sono commosso per la perdita di artisti di cui nemmeno lontanamente sospettavo l'esistenza, ignorante quale sono.

    Quindi concludendo, che poi viene tardi:
    viva il post di max che mi ha fatto scoprire i doze cordas
    viva internet che permette all'informazione di circolare

    e viva musica jazz

    per finire vi metto un link a un gruppetto, brasiliano, che fa musica brasiliana anche con un'armonica.

    a me non dispiacciono, anzi.

    http://www.umtrioviralata.com.br/home.html

    P.S.: maledetta sostituzione di tritono!

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  14. Che il suddetto critico sia uno ......è risaputo... io uscivo con il figlio...
    e poi da quando in qua la musica brasiliana è una moda?bah...

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  15. ....se provassero a comprarseli qualche volta dei cd questi critici. Sono un po' loro responsabili delle paginate dedicate ai musicisti da "fuffa" e poi vengono a menare il torrone e fare gli intellettuali su Musica Jazz. Uno suona da vent'anni nei jazz club e non ti filano per niente, la sera dopo vai al Maurizio Costanzo Show e diventi un genio.
    Io Max De Aloe non lo conosco ma almeno mi sembra uno che scrive e dice quello che pensa. Ora vado a fare una ricerchina su google per vedere chi è sto Bazzurro.
    Poi chiedo all'anonimo di prima:
    ma come uscivi con suo figlio?
    cioè?
    Carlo

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  16. SONO UN PROFESSORE UNIVERSITARIO E MI OCCUPO DI LINGUISTICA A ROMA. SONO UN APPASSIONATO DI JAZZ E DEVO DIRE CHE QUESTI SCAMBI SU QUESTI BLOG SONO AFFASCINANTI. AFFASCINANTI TANTO QUANTO TROVARE ERRORI E BANALITA' NEGLI SCRITTI DEI CRITICI MUSICALI. GRAZIE PER L'AUTENTICITA' CHE REGALATE CON QUESTI BLOG E CON INTERVENTI INTELLIGENTI E MIRATI.
    DEVO DIRE CHE DALLA MIA ESPERIENZA I CRITICI MUSICALI SONO LA CATEGORIA CHE SEMBRANO A LIVELLO DI LESSICO E SINTASSI MENO PREPARATI DEI LORO COLLEGHI CHE SI OCCUPANO DI CINEMA, ARTE O CRITICA LETTERARIA. CHISSA' COME MAI?
    G.M.

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  17. ....perchè passano tutto il tempo a cercare di capire cos'è la sostituzione di tritono dell'accordo sopracitato e così non studiano l'italiano.....

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  18. concordo con tutti !!grazie a max per aver reso pubblica la recensione grazie naturalmente a i doze cordas (il cd è molto bello!!)
    sopratutto grazie a questo spazio dove chiunque ha voce in capitolo non solo i citici che favoriscono i "pochi eletti" della musica jazz in italia, se puo consolare sappiate che un mio cd doveva essere recensito su musica jazz ma è letteralmente scomparso!!! anzi... scomparsi perchè ne ho dovuto consegnare ben 5 copie alla redazione...
    saluti alla sostituzione di tritono
    giampiero spina
    http://www.myspace.com/giampierospina

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  19. Vorrei associarmi anch'io alle parole di Max e di quelle di tutti gli altri musicisti che mettono idee in ciò che fanno. Purtroppo però il discorso, secondo me, è molto più ampio, tant'è vero che se anche il cd dei dozecordastrio avesse ottenuto il bollino d'eccellenza il risultato finale sarebbe rimasto uguale dato che nei circuiti jazzistici che contano circolano da sempre gli stessi nomi indipendentemente dai progetti discografici che portano avanti. Che dire, oggi il jazz autentico che "tenta di spostare l'asticella più in là" esiste ed è pieno di creatività....basta saperlo trovare e ascoltare, non fermandosi alle parole di nessun critico. Un saluto a tutti

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  20. Una cosa che spesso traspare dalle critiche dei "critici" è senz'altro una spiccata maleducazione.
    Una cosa è esprimere un parere squisitamente musicale, con osservazioni che possono anche essere percepite come dure ma questo fa parte del gioco...quando un artista esce di casa e si esibisce in pubblico, è logico che debba aspettarsi di esporsi ad un giudizio, e talvolta una critica fatta con garbo può aiutare a guardare le cose da un altro punto di vista. Ma troppo spesso si leggono recensioni nelle quali non c'è il minimo rispetto, se non altro, per lo sforzo ed il lavoro che sta alle spalle di un determinato progetto...qualunque siano i risultati. Nel caso specifico si tratta di musicisti capaci e sensibili, che nel corso degli anni hanno ampiamente dimostrato il loro talento e la loro creatività...e sicuramente non hanno bisogno di Bazzurro per sapere se continuare per la loro strada o no. Il tono condiscendente del monito Bazzurresco ( " sarebbe il caso di fare tutti un bel passo indietro...etc etc" )dimostra chiaramente una velleitaria presunzione di sapienza. Me lo vedo, avvolto in un manto al centro della piazza, col ditone alzato. Sarebbe il caso invece che
    1) ognuno suoni la musica che più gli/le aggrada
    2) il vero artista fosse in continua ricerca per trovare il proprio veicolo espressivo e se ciò comporta anche risultati poco soddisfacenti, pazienza...ci sono passati anche Parker, Miles e Coltrane
    3) Il signor Bazzurro adottasse dei modi più cortesi perchè l'unico olezzo che si sente in questo caso è proprio quello della maleducazione.
    4) Il signor Bazzurro e tanti suoi colleghi imparassero almeno il giro del blues e lo suonassero in pubblico, per capire come funziona la musica veramente, suonare con acustiche a volte terribili, dopo un viaggio di ore nella nebbia, suonare su batterie con pelli sbagliate o pianoforti scordati o ancora, tentare di cantare intonati col monitor che non funziona
    Cari Tito, Massimo e Francesca, bravi! E battetevene le scatole dato che siete voi che fate l'amore con la musica e non preoccupatevi dei commenti dei guardoni! Heh hehe heh!

    Eddie Fragolino

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  21. Ah! Dimenticavo...per rispondere all'amico Rosario Di Rosa vorrei dirgli di stare all'occhio per quanto riguarda il "bollino d'eccellenza". Se mai mettessero un bollino su un mio disco comincerei a preoccuparmi! Correrei dal medico e cercherei un antidoto al più presto!
    Amici musicisti, guardatevi dal bollino, potrebbe significare aver perso musicalità. Ouch!

    Eddie Fragolino

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  22. Caro Eddie mi sa che hai ragione, il fatto è che il successo o l'insuccesso di un disco dovrebbe decretarlo la schiera dei cosiddetti "appassionati di jazz", andando a frugare nei negozi x vedere che novità ci sono oltrepassando magari le promozioni dei dischi più blasonati...o almeno regalare un pò di curiosità a un cd di cui non si conoscono gli autori x vedere l'effetto che fa.......ma spesso i suddetti "appassionati di jazz" hanno già la serata occupata ad assistere a un concerto di uno che pari si nutra solo di pasta al tonno.......ma questa è un'altra storia....

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  23. Il numero dei commenti a questo post fa capire quanto sia ‘scottante’ il tema del rapporto tra critico ed artista. Un paio di mie riflessioni:
    Immagino una scena possibile: Maurizio Pollini tiene un concerto in teatro. Le sue note raggiungono direttamente un migliaio di ascoltatori, la recensione che il critico di un’importante testata fa del concerto raggiunge decine di migliaia di lettori. Dunque nella formazione di una ‘valutazione’ dell’esibizione di Pollini conta molto meno quello che lui ha fatto di quello che ne scrive il critico di una importante testata. Questo a maggior ragione nel caso di artisti sconosciuti o poco visibili.
    Seconda considerazione: il musicista è costituzionalmente fragile, scrive, suona, pubblica le proprie cose, mette a nudo la propria anima, come se scrivesse una lettera di confidenze, augurandosi che finisca tra mani amorevoli, difficilmente è strutturato caratterialmente in modo da gestire con serenità una valutazione fortemente critica del proprio lavoro.
    Dunque, una sproporzione di ‘potere’ evidente che ogni critico coscienzioso dovrebbe tenere bene a mente..
    Consoliamoci con le parole che scrive il critico-pentito Ego nel cartone della Disney Ratatouille, verso la fine del film: “Per molti versi la professione del critico è facile, rischiamo molto poco, pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il loro lavoro al nostro giudizio. Prosperiamo grazie alle recensioni negative, che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che, nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale..”
    E poi, per ogni stroncato o futuro stroncabile, un suggerimento, un po’ triviale, che traggo dal testo del biglietto che Max Reger, compositore e musicista di inizio ‘900, temperamento burbero e sanguigno, scrisse ad un critico che aveva stroncato un suo concerto: “Caro Signor ….., siedo nel locale più stretto della mia casa” (il cesso, per intenderci) “ed ho la sua recensione davanti a me. Tra breve l’avrò dietro di me”.
    Possiamo sempre prendere in considerazione anche questo utilizzo delle recensioni cattive, sempre che la grammatura della carta non renda l’operazione dolorosa..:)

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