Sabato 25 novembre 2006
Fin da ragazzino conosco Raffaella Tagliabue, oggi attrice di teatro di talento. Amicizie in comune, abitiamo nella stessa città ma niente di più. A metà anni ’90 lei va a Genova per seguire la scuola di recitazione del Teatro Stabile e io proseguo il mio girovagare da musicante. La rincontro anni dopo per la realizzazione di un cd, io ovviamente ci suono e lei recita una poesia. Mi racconta che vive sempre a Genova, che il teatro continua ad essere la sua passione, la sua vita e il suo lavoro. Passano anni e lei in un giorno di settembre di quest’anno in un negozio di dischi di Genova s’imbatte nel mio ultimo cd. Ascolta la versione di Bebo Ferra e mia di “El dia que me quieras” e sembra fatto apposta: infatti insieme all’amica e attrice Elena Dragonetti stanno scrivendo “Por la vida”, uno spettacolo sulle madri di Plaza de Mayo.
C’incontriamo: l’occasione è una data in un piccolo club del mio spettacolo “Un controcanto in tasca”. Elena a fine spettacolo ha gli occhi che le brillano. Imparerò a conoscerla come una donna determinata e di talento ma anche capace di guardare al di là delle cose. Sapeva fin da quella sera che avrebbe funzionato.
Il giorno dopo mi recitano “Por la vida” e rimango stregato, ma il testo è talmente forte che mi ci vuole un po’ per riuscire a far capire che il mio silenzio a fine recita è solo stupore, smarrimento, emozione per una scrittura e una recitazione così intensa e un tema come quello dei desaparecidos che t’inchioda alla poltrona.
A “Por la vida” si aggiungono così le mie musiche con la mia figura un po’ goffa in scena. Iniziamo a provare lo spettacolo prima a casa mia a Gallarate, sorretti anche dalle cene e dall’entusiasmo di mia moglie.
A inizio di settimana scorsa vado a Genova per le prove generali e la prima nazionale che abbiamo realizzato al Teatro della Gioventù giovedì 23 novembre.
Sono tre giorni intensi. Genova è piena di sole. Tre giorni nei quali ho l’occasione di conoscere meglio uno spaccato del teatro indipendente italiano. Che in soldoni vuol dire farsi un mazzo incredibile ma, non so perché, essere felici. Raffaella ed Elena sono due rocce. Sono brave, capaci, modeste sempre, distanti anni luce dalle attriciucole da soap opera. Sono stanche ma l’entusiasmo e l’amore viscerale per il loro mestiere sorregge tutto, anche me che sono abituato ai ritmi più gozzoviglianti dei musicisti. Spostano pezzi di scenografia da una parte all’altra di Genova a piedi. Invadono gli autobus con appendiabiti e panchine. Si girano tutti i negozi di cinesi alla ricerca di qualcosa che manca alla scenografia. Affrontano i burocrati del teatro con piglio sicuro. Proviamo per ore e ore di seguito come non mi è capitato neanche con Franco Cerri, noto nell’ambiente del jazz come il più rigoroso nelle prove. E nel loro mondo gravitano scenografe e costumiste appena trentenni sorrette da un amore ancora più forte perché neanche appagate dal narciso di apparire in scena che passano nottate a pitturare lanterne o costruire panche. Per fortuna nel loro mondo ci sono anche Antonello del negozio di dischi in via Cairoli che mi riporta un po’ alla musica e soprattutto Fausto, il proprietario della Taverna di Colombo (o una cosa del genere) che tiene aperto il ristorante anche se non c’è nessuno per non farci saltare anche la cena. Si perché nel teatro indipendente italiano a quanto pare si mangia una sola volta al giorno, se va bene. Una cosa che sarebbe impensabile nel mondo del jazz. Anzi sarebbe la rovina del jazz: la sua estinzione, come un virus letale. Incompatibile con il dna del musicista di jazz che mangia sempre prima del concerto contravvenendo a una regola dei teatranti o di molte altre tipologie di musicisti che mangiano sempre dopo lo spettacolo.
C’è un vento fascinoso a Genova la sera e anche scendere da Castelletto a piedi, con una panca della scenografia in spalla, ha un effetto strano, piacevole, rilassante. Rifletto sullo scorso spettacolo di Elena e Raffaella su Ulriche Meinhoff dal titolo “Appese a un filo”, di cui ho visto un dvd, sempre prodotto da Narramondo Produzioni Teatrali di Firenze e penso che sia importante trovare qualcuno in questa Italia che ha ancora voglia di realizzare spettacoli d’impegno. Teatro “civile” qualcuno lo chiama.
Le notti poi leggo a casa di Elena, dove sono ospite, la biografia di Peter Brook edita in Italia da Feltrinelli e penso di aver perso un pezzo di vita a non aver ancora visto un suo spettacolo.
Poi il giorno della prima: le prove si risolvono solo nella prova luci. Il teatro era disponibile solo dal pomeriggio. Non c’è tempo neanche per una “tecnica”, così come la chiamano loro e si va in scena.
E’ diverso da un concerto. C’è più fermento, ansia, entusiasmo. Sento che qui c’è più attenzione al progetto. Tutto è più corale.
Entro in trans per un’ora e mezza e prendo fiato solo mentre suono perché devo pensare solo a quello. In quel momento suono bene e mi ricongiungo a me stesso ma subito Elena e Raffaella mi ributtano nei carceri dove torturavano i desaparecidos, nelle milonghe dove si balla il tango, in Plaza de Mayo ad imparare la lezione di madri che grazie al loro “esserci sempre” hanno permesso ai loro figli in qualche modo di non morire.
Un’ora e mezza. Si riaccendono le luci e tra il pubblico che applaude qualcuno piange. Sono felice di fare questo mestiere, sono felice di avere incontrato Raffaella ed Elena. Prendo l’auto e nella notte torno a casa.
Max De Aloe
ciao Max, speriamo di poterti vedere in Teatro anche qui vicino, dici che è possibile?
RispondiEliminacomplimenti al grande artista, grazie per l'ultimo bellissimo cd, per il concerto di castellanza, per gli artisti di pregio al festival di gallarate, la prossima volta non ti vogliamo solo come presentatore, devi suonare!!!
un abbraccio dagli altoni
Quanto è importante scoprirsi ancora capaci di stupirsi di fronte alle tante verità che ci girano intorno mentre corriamo " sentendo" la nostra immobilità...Abbiamo tanto bisogno di riconoscere nell'impegno di chi è capace di mantenere vive le tracce dell'arte una luce che illumini la memoria. Grazie Max della visita a Genova, come ho detto alle ragazze grazie delllo spettacolo e grazie del calore che riuscite a trasmettere.
RispondiEliminaSpero a presto.
Antonello
Mi viene voglia di vedere "Por la Vida". A quando una replica e dove? nel tuo calendario non figura
RispondiEliminapaolo
Mi associo a Paolo. Andrà in giro questo spettacolo? Lo vedremo a Modena o giù di li? Mah, chi lo saprà mai?
RispondiEliminaIo ringrazio tutti quelli che hanno risposto a questo post su "Por la vifda". Il ringraziamento va anche a tutti quelli che mi scrivono direttamente via mail e siete numerosi. Per rispondere a Bambolanto, Paolo, Mr. Braun ecc. dico che sicuramente lo spettacolo a cominciare dal 2007 inizierà a girare un po' in Italia. Ma bisognerebbe chiedere a Raffaelle ed Elena che sono le due anime di "Por la vida" e magari anche a Nicola di Narramondo Produzioni Teatrali. Per cui giro a Raffaella ed Elena (anche se frequentano poco il mondo del web - troppo indaffarate nei negozi dei cinesi e ad ammazzarsi di cinghiale in umido da Fausto-)la vostra richiesta....
RispondiEliminaa presto, Max De Aloe
Ciao Max,
RispondiEliminaho comprato il tuo ultimo cd dopo aver letto la bellissima recensione di Jazz It che ti ha dedicato due pagine. "Crocevia" è un cd fantastico, suonate meravigliosamente bene, ma è soprattutto un cd ricco d'idee e suggestioni musicali.
Complimenti
Federico P. - Caserta
"Crocevia come momento d’incontro, di confronto sulla musica jazz ma non solo. Musica in senso più ampio..."
RispondiEliminaLa musica per come la intendo è la ricerca di una traccia. Non importa chi ha lasciato quella traccia, l'importante è trovarla e con calma e impazienza seguirla. C'è chi ha lasciato una traccia nel '90. Chi in un negozio di dischi la vede e decide di seguirla. Crocevia.
La musica (per come la intendo) non ti dice mai dove ti vuole portare. E così ti trovi su un palco a rischiare. Rischiare. Il rischio forse è l'unica ombra che proietta una traccia.
SP
Che esperienza emozionante vivere sul palco la rappresentazione di "Por la vida" con attori di professione. Io me la immagino come un intenso attimo di vita, senza ieri senza domani.. solo ora in questo luogo. Complimenti per il tuo ultimo lavoro, mi piace molto.
RispondiEliminaGioGhisa
Gentile max,
RispondiEliminami scuso se utilizzo lo spazio concessomi per fini meramente personali. Però dopo aver letto le tue lezioni di armonica cromatica su jazzitalia ti ho seguito e vorrei porti delle domande:
Come può un'autodidatta avvicinarsi all'armonica cromatica? è indispensabile avere un maestro? cosa bisogna fare per approcciare al jazz? Quali testi si possono usare? Quale genere consigli al neofita?
Insomma vorrei consigli per sapere come si diventa....te!
Ti ringrazio anticipatamente della risposta.
C’è nel tuo blog "Crocevia" il senso dell'andare, della strada, del cammino intrapreso.
RispondiEliminaSento la voglia del viaggio di scoperta, il desiderio della lentezza feconda, dell'incontro minuto e prezioso, il piacere dell’ascolto nell’incontro casuale
L’andare soli, muti e silenziosi, contemplanti lo stupore del mondo.
Ed il mettersi in cammino con compagni scelti, voluti e desiderati nel comune sentire. Aperti al condividere al tracciare cammini contemporanei coesistenti e distanti. Vicini e lontani.
Ti ritrovo e ti riconosco bestemmiante la fatica, sotto il peso dell’essenziale, ebbro, infine, nella cima raggiunta.
Ritrovo nel tuo fare la possibilità di un’esperienza complessa fatta anche di musica, il sintomo, l’emergere di una sensibilità decantata curata e cresciuta con la cura dei figli prediletti.
Caro Max, so che hai suonato in un cd con Barbara Casini. Ma qual'è? Io ho comprato "Vento" ma c'è Enrico Rava, non ci sei tu.
RispondiEliminaMi sai dare un'indicazione?
Grazie, Roberto
Rispondo a bambolanto sul commento a Por la vida che assieme a Crocevia sono una serie di "incroci" tra esploratori di passioni, con la sorpresa imprevista suscitata dall'ascolto raccontato di un teatro, con l'entuasiasmo per qualcosa che la musica desta dentro, e - hai proprio colto nel segno bambolanto - con la coincidenza della felicità col dovere ("la cosa più concreta che, seppur per approssimazioni, la
RispondiEliminanatura ci insinui")
NON VEDO L'ORA DI VEDERE QUESTO SPETTACOLO, DOVE LO PROPORRETE?
RispondiEliminaCARO MAX NEL TUO CALENDARIO NON C'è IN PROGRAMMA?
SAREBBE UN PECCATO NON RIFARLO, NE DAI UNA DESCRIZIONE CHE VIENE PROPRIO VOGLIA DI VENIRE A TEATRO.
LUCA