27 giugno 2007

VILLE E CASALI....IN JAZZ

Nonostante Marshall McLuhan me lo avesso detto (propriamente non solo a me.... e non direttamente), nonostante le avvisaglie ci fossero un po’ ovunque, io non lo avevo capito. Continuavo ad essere ignaro. Il mondo della musica jazz mi appariva da ragazzino come quella isola felice dove il divismo e l’apparenza non c’erano o quasi. Dove contava il merito dell’inventiva e del talento. Per uno cresciuto guardando con ammirazione le jam-session al Capolinea e alla Studio 7 di Milano il mondo del jazz italiano appariva come un fantastico mondo a parte. I mitici aneddoti di Sellani, Basso, Cerri, De Filippi delle sedute nello studio di registrazioni di Barigozzi sono indimenticabili. Poi piano piano scopri che il mondo cambia un po’ ed è normale che sia così, che del jazz italiano iniziano ad occuparsi anche qualche major discografica o meglio, che qualche major discografica si occupa di alcuni nomi del jazz italiano. Tra l’altro di musicisti d’indiscusse capacità e talento.
Che piano piano, senza che neanche loro stessi se ne rendano conto, quei pochi nomi iniziano a cambiare i loro cachet in base alle esigenze di mercato e poi li cambiano ancora e poi ancora con l’arrivo dell’euro (se ne rendono conto!!!). Le riviste specializzate si occupano sempre più di loro. E lo scenario musicale cambia radicalmente. Le nuove regole sull’enpals danno la mazzata finale ai locali che stavano in piedi facendo suonare jazz . A Milano arriva il Blue Note, chiude il Capolinea, le modalità di fare musica cambiano sempre di più. Chiudono i jazz club ma aumentano i festival, cioè chiudono i posti dove può fare musica anche un musicista non affermato e nascono kermesse che in Italia sono prevalentemente riservate alle nuove star del jazz e soprattutto ai big stranieri. Le jam session sono introvabili. Il jazz viene trasmesso da qualche radio da fighetti nella versione più melliflua possibile. Nascono musicisti come Amalia Grè, Giovanni Allevi, Mauro Biondi, Ivan Segreto. Scompaiono sempre di più alcuni nomi che hanno fatto la storia del jazz, anche del jazz recente (...ma il grande Maurizio Giammarco dove suona?). Anche in questa musica, tutto va consumato veloce e subito. Il jazz è soprattutto una merce da vendere. I direttori dei giornali specializzati ammettono senza problemi che hanno bisogno dei grossi e dei soliti nomi in copertina e nei cd allegati perché devono vendere. E i soliti nomi sfornano quintalate di cd, anche con progetti improbabili, di cui musicisti geniali come loro potrebbero fare a meno. Ma il mondo va così e certe volte davanti a un allievo di 15, 20 anni di talento che vorrebbe vivere di musica non si sa cosa dire. Anzi stamattina mi verrebbe da suggerirgli di leggere di Arrigo Polillo non il solito “Jazz”, ormai soppiantato da testi più interessanti, ma il suo meno conosciuto “Stasera Jazz” del 1978 (Mondadori) dove l’eminente critico musicale descriveva gli inizi del jazz in Italia, del Circolo del Jazz Hot a Milano degli anni ’30, le avventure di Armando Trovajoli al festiva di Parigi, di Nunzio Rotondo, Umberto Cesari, del Festival di Sanremo (quello di jazz) e di molto altro ancora.
Poi, anche se ti viene un po’ da ridere quando scopri cha la rivista “Ville e Casali” (trovata per caso in un agriturismo in Basilicata) pubblica un numero speciale dedicato alle “case” dei jazzisti italiani, bisogna riconoscere che questi stessi musicisti hanno reso importante il jazz italiano nel mondo e quando salgono sul palco ci sanno sempre emozionare. Allora metto nel cd player un cd di Bollani e mi riconcilio con il mondo, ma mi chiedo: come li aveva disposti i libri Bollani a casa sua nelle foto di “Ville e Casali”? Avrei dovuto proprio imboscarmela quella rivista quel giorno.

Max De Aloe

6 commenti:

  1. Caro Max, ormai la musica è solo una merce da vendere, e chi la vende a più caro prezzo è più bravo.
    Sandro

    RispondiElimina
  2. Vero Sandro, comunque ho sentito un concerto di Allevi, volevo fare contento la mia ragazza. Cazzo è un bidone pazzesco!!!!! Mi devo confessare di questo male.....ho ascoltato un concerti intero. Però in passato avevo ascoltato anche Hancock, vale come pari e patta?
    Aldo - Verona

    RispondiElimina
  3. Caro Aldo, mi sa che non vale come pari e patta. Vedersi un concerto di Hancock è solo un piacere. Dovresti espiare con Richard Clayderman.....oppure con un bel Maestro Ludovico Einaudi.
    A parte gli scherzi, stiamo usurpando il blog di Max, vai a sentire un suo concerto che ne vale veramente la pena. A me ognitanto capita di sentirlo quando viene alla LIuc di Castellanza.Sempre dei bei gruppi. A proposito, quest'anno ci sarai?
    Sandro

    RispondiElimina
  4. Oi, achei teu blog pelo google tá bem interessante gostei desse post. Quando der dá uma passada pelo meu blog, é sobre camisetas personalizadas, mostra passo a passo como criar uma camiseta personalizada bem maneira.(If you speak English can see the version in English of the Camiseta Personalizada. Thanks for the attention, bye). Até mais.

    RispondiElimina
  5. DAI DEA.... INFORMATI PER LA "CAMISETA PERSONALIZADA"....CHISSA' COME NE SAREBBE FELICE IL NOSTRO RODRIGONE!!BAMBOLA.

    RispondiElimina
  6. La voglio anch'io la rivista sui casali dei jazzisti. ma dopo aver visto il film sulla vita di Charlie Parker pensavo che i jazzisti fossero tutti poveracci.......cambiano i tempi!!!!!

    RispondiElimina

Archivio blog