1 gennaio 2008

"Piano, solo" e "Il disco del mondo - Vita breve di Luca Flores, musicista"


Giorni di festa, giorni di relax nei quali ho fatto una grande abbuffata, più che di cibo, di libri, musica e film. Tra i film ho visto “Piano, solo” sulla vita del pianista jazz fiorentino Luca Flores del regista Riccardo Milani. Nel 2003 avevo letto in un’unica notte (cosa che ho rifatto due notti fa) “Il libro del mondo – vita breve di Luca Flores, musicista” di Walter Veltroni e ne ero rimasto affascinato. Forse siamo stati tra i primi in quello stesso anno a dedicare la prima serata della prima edizione del Gallarate Jazz Festival alla memoria di Luca Flores invitando a suonare Alessandro di Puccio, valente vibrafonista, che è stato di Flores il più grande amico.
Prima di leggere il libro di Veltroni conoscevo la musica di Flores e alcuni aneddoti sulla sua vita. Non ho mai avuto la fortuna di suonare con lui ma negli anni dopo la sua morte ho avuto parecchie occasioni di sentire commossi ritratti di musicisti che gli erano stati vicini. Tra le varie occasioni ricordo un nostalgico racconto fatto da Barbara Casini e Lello Pareti durante tre giorni di prove nei quali eravamo stati ospiti, proprio nella casa di Barbara a Firenze, per la realizzazione del cd dedicato a Caetano Veloso.
Luca Flores, è stato uno dei pianisti più valenti del nostro jazz a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Un musicista in cui genialità, esasperata sensibilità ed autolesionismo si sono fusi in una vita a corrente alterna. Da una parte gli alti di una musica intensa che lui ha sempre affrontato con rigore e disciplina, lontano dal clichè del musicista maledetto, e dall’altra gli inferi della malattia mentale che lo hanno portato al suicidio nel marzo del 1995 all’età di 39 anni.
Come spesso accade il film tradisce le aspettative, soprattutto quando è tratto da un libro sincero e scritto sulle ali dell’intensità (basterebbe solo l’introduzione di Veltroni a suggerirvi di leggerlo).
Il merito di questo film è quello comunque di parlare di un artista sconosciuto ai più e questo non è poco. Parlare di una storia vera, drammaticamente intensa. Ma mancano, a mio avviso, la volontà di approfondire l’aspetto di vitalità che pure si ascolta nella musica di Flores, di approfondire i mille interessi di un uomo intenso come lui in un momento storicamente importante per il jazz italiano. Sembra che il film si muova solo sul piano del dramma perdendo l’occasione di andare più a fondo. In compenso ci sono attori di spessore che sono riusciti a calarsi nella parte in maniera assolutamente convincente. Tutti, dal protagonista Kim Rossi Stuart a Michele Placido, Jasmine Trinca ma soprattutto un’incredibile Paola Cortellesi nel ruolo di Barbara, sorella di Luca.
La musica è inevitabilmente unica, importante. Le scelte musicali sono state fatte con attenzione e là dove non ci sono le vere registrazioni di Luca Flores (con un Kim Rossi Stuart che interpreta con grande perizia i movimenti del pianista) ci sono le interpretazioni di Stefano Bollani accompagnato da Roberto Gatto ed Enzo Pietropaoli. Le parti di musica classica sono lasciate alla maestria di Gilda Buttà, pianista da moltissimi anni di tutta la produzione di Ennio Morricone, e scusate se è poco.
Di Luca Flores vi suggerisco l’ascolto del cd uscito postumo “For those I never Knew” (che sta suonando nel mio pc proprio mentre sto scrivendo, realizzato per la Splasch Records – ) oltre che di “Streams” (Tiziana Ghiglioni Sextet – Splasch Records) e un meraviglioso “Easy to love” (Massimo Urbani Quartet – Red Records).
Il video che ho allegato qui sotto ritrae immagini del film ma soprattutto ha come colonna sonora "How far can you fly?" il brano composto e registrato da Flores, dieci giorni prima di uccidersi. Qui c'è tutta la poesia e il dramma di Luca.
Sarebbero molte le cose da dire su questo artista ma prima ascoltate la sua musica, poi, se ne avete voglia andate a scoprire qualcosa in più. Per fortuna, grazie a Walter Veltroni e a Riccardo Milani c’è anche un libro e un film.
Vi lascio con uno stralcio di una lettera che Luca Flores ha scritto alla famiglia durante il suo lungo viaggio negli Stati Uniti:
“Il linguaggio della musica è uno, ed è quello dell’anima, là dove le parole c’ingannano con i loro mille significati. E’ libera di volare in paradiso, di scendere nelle viscere dell’inferno o di starsene a galleggiare nel limbo. Io amo quei musicisti che cantano, scrivono e suonano ogni nota come se fosse l’ultima.”


13 commenti:

  1. Ascolto la tua musica e mi viene voglia di avvicinarmi sempre di più al jazz. Ascolto quello che scrivi sui libri e ora mi toccherà anche andare a comprarmi un libro di Veltroni (che non stimo per niente come politico) ma sono sicuro che sarà un bel libro. Questo Flores non lo conoscevo e mi toccherà anche comprare un suo cd.
    Meglio spendere i soldi in cd e libri.
    Grazie, Antonio P.

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  2. IL FILM è UNA BOIATA PAZZESCA!!!!

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  3. Beh, il nostro amico qui sopra che ha lasciato il commento ha veramente un capacità di sintesi di critica cinematografica incredibile. Mi sa che anche quest'anno non avrà perso la saga dei "Natale alle Maldive" , "Natale a Cortina", "Natale n.5 la vendetta" , ecc.
    A me il film è piaciuto: intenso e toccante. Grazie per il post -
    - Giulia -

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  4. MAX:::SEI UN GRANDE!
    Qualche anno fa mi sono chiesto ( e ti ho chiesto ) Come mai ti vedo sempre suonare con lo stesso aggeggio e sembra che ne stai usando 100 diversi...
    Mi sono letto il tuo blog che ho trovato nella e-mail su Luca Flores che mi hai mandato.
    l'ho fatto scorrere giu tutto e l'ho letto dal fondo...( è andata così ) ...va che scrivi in un modo fantastico!
    Probabilmente mandi dentro a quella specie di biscotto di legno,acciaio e lamelle e il pistolino da una parte, tutto quello che hai nella testa e nel cuore e a noi arrivano un miliardo di sensazioni!
    SEI GRANDE !

    Grazie x le varie informazioni! un abbraccio e un BUON ANNO!

    bye Nando

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  6. "How far can you fly"è un brano proprio intenso. Incredibile pensare che l'abbia scritto pochi giorni prima di morire. Grazie max per questo post su Luca Flores.
    A.N.

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  7. ma che palle questi musicisti che parlano di musicisti che parlano di musicisti che parlano di musicisti che parlano di musicisti......

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  8. In effetti, Max, l'anonimo qui sopra ha ragione.
    Perchè mai, ti chiedo, tu che sei un panettiere ti ostini a parlare di musicisti? Di jazz poi?!


    Passando oltre, il film lo trovo di difficile reperibilità (per una ragione legata in curioso modo all'ultimo post che hai scritto) mentre con il libro forse avrò più fortuna. Poi ti dico, eh!

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  9. Io il film l'ho visto appena è uscito nelle sale, e di bello ho notato solo la musica e la bravura degli attori Kim Rossi Stuart e Paola Cortellesi.
    Del mondo del jazz non c'è proprio nulla...ma nulla nulla.
    Nel film sembra che Luca Flores diventa un genio del jazz perchè gli prestano un disco di Miles Davis?? E gli anni di studio, i concerti, le registrazioni dei dischi, gli anni di insegnamento a Firenze, i seminari estivi a Siena...dove sono? Dov'è tutta la sua attività musicale?
    Nel film di sociale c'è solo una scena in cui i musicisti amici di Flores dopo aver suonato leggono una recensione sul giornale ed esultano come dodicenni??? Mah a me è sembrato una caricatura del mondo del jazz poco realistica e competente.
    Mi dispiace ma a me il film non è piaciuto. Per chi vuol conoscere di più la vita di Luca Flores molto meglio il libro di Veltroni.

    Ah per rispondere a Samantha il film o meglio il dvd lo trovi da Blockbuster.

    Ma chissà cosa ne pensa il fantomantico Eddie Fragolino....

    Comunque grazie per i post che scrive, ottimo spunto di riflessioni.
    Complimenti.
    Fabrizio
    Milano

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  10. Conoscevo Luca personalmente. Ho avuto modo di ascoltarlo tante volte "da vicino", ho potuto apprezzare moltissimo la sua arte e la sua grandissima sensibilità, e sentire il suo dramma personale. Non ho visto il film e non credo lo farò, almeno in tempi brevi. Immagino sia un film fatto bene e con bravi attori ma non posso esprimere alcun giudizio.
    Ciao Luca, continua a volare.

    Eddie Fragolino

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  11. A me il film è piaciuto molto. Devo ringraziare questo blog che me l'ha fatto scoprire.
    M.M:

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  12. Non ho visto il film, ma letto il libro, e curiosamente nella stessa modalità di Max, nell'arco di una notte insonne, con l'apparire delle luci e dei suoni dell'alba proprio mentre nel racconto la vita di Flores sprofondava nel buio più cupo (stridente contrasto, che mi ha ricordato l'epilogo di 'Divorzio a Buda' di Sandor Marai..). Trovo il libro di Veltroni molto bello, pervaso di partecipata malinconia, forse anche di quella predilezione un po' compiaciuta - e molto di 'sinistra' - per i vinti, gli sconfitti, che le ultime elezioni hanno ahimè così bene inverato.
    Le riflessioni sul conflitto fra la musica, la creazione artistica, e la vita, la difficoltà di mantenere un equilibrio psichico nell'espressione di una interiorità umana e musicale così debordante, magmatica, e fragile, la contemplazione impotente dello scivolare di quest'anima nel buio del disagio mentale.. pagine che fanno di questo libro una lettura dura, sofferente, emblematica, e che lascia il segno.

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  13. molto intiresno, grazie

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