Grazie per i commenti, le impressioni e le riposte al mio post di benvenuto. E tra citazioni su Seneca di fascinosi lettori, la quanto mai veritiera affermazioni di AG sul girare in tondo a una rotatoria e SP che si trova su un prato in salita (beh, ma ad immaginarsi su un prato è già una cosa che, senza scomodare improvvisate e facili teorie cognitive, è gran meglio che su di una strada….per di più asfaltata) vorrei portarvi l’esempio di un artista che nella vita si è trovato spesso a un crocevia ma che ha sempre scelto, non penso con facilità, la strada del rigore, della dialettica rivoluzionaria tra l’arte e l’esistenza. Un uomo di un talento smisurato che nella società italiana caciarona e opportunista ha sempre rispettato la sua professione di attore come rispetto primario di se stesso uomo. E’ Gian Maria Volontè, un artista di istrionica bravura, spesso considerato fuori fuoco dallo star-system soprattutto per il solo fatto di mettere sempre il suo modo di essere attore al di sopra di tutto. Credibile in ogni ruolo e chissà come mai scomodo in ogni ruolo. Un attore che ha rifiutato hollywood degli anni d’oro e i suoi danari nel nome di una coerenza artistica oggi quanto mai assolutamente fuori moda. Su di lui è uscito recentemente un libro+dvd della BUR a cura di Franco Montini e Piero Spila che ho divorato in una notte insonne. Il libro è ricco di contributi ma colpiscono alcune sue affermazioni come: “…Io sono per la partecipazione critica, e per un rapporto dialettico con la materia complessiva del film, com’è organizzata, vista e raccontata dall’autore. Può darsi che questo in un certo tipo di cinema non accada o accada meno. Comunque, laddove non accada, è un cinema che a me interessa poco” (G.M.Volontè 1979) e ancora:”Io accetto un film o non lo accetto in funzione della mia concezione del cinema. E non si tratta qui di dare una definizione del cinema politico, cui non credo, perché ogni film, ogni spettacolo, è generalmente politico. Il cinema apolitico è un invenzione dei cattivi giornalisti. Io cerco di fare film che dicano qualcosa sui meccanismi di una società come la nostra, che rispondano a una certa ricerca di un brandello di verità. Per me la necessità d’intendere il cinema come un mezzo di comunicazione di massa così come il teatro, la televisione. Essere un attore è una questione di scelta che si pone innanzitutto a livello esistenziale: o si esprimono le strutture conservatrici della società e ci si accontenta di essere un robot nelle mani del potere, oppure ci si rivolge verso le componenti progressiste di questa società per tentare di stabilire un rapporto rivoluzionario tra l’arte e la vita” (G.M.Volontè 1984).
Suggerimento di questo post: proviamo a boicottare l’Isola dei famosi, Pupo, Amadeus e Vespa che sta per arrivare e noleggiamoci (se li troviamo!!!!) qualche film con Volontè come “Porte aperte”, “Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, “Il caso Mattei”, “Una storia semplice”, “La classe operaia non va in paradiso” , “Sacco e Vanzetti”, “Todo modo”, ecc. e poi ne riparliamo.
P.s. ma a proposito, quando ricomincia Buona Domenica?
Max De Aloe
23 settembre 2006
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ho appena rivisto in tv "la classa operaia non va in paradiso". L'interpretazione di Gian Maria Volontè è qualcosa di unico. peccato che altri suoi film non sono così facili da trovare in tv.Complimenti per il blog
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