Domenica 1 ottobre 2006
Domenica sera, ascolto “Things”, il cd di Uri Caine e Paolo Fresu uscito da poco per la Blue Note. E’ una bella domenica sera e penso di essere fortunato di godere del piacere della musica.
Ho sempre avuto un amore viscerale per la musica di Paolo Fresu fin dalla seconda metà degli anni Ottanta. Quasi dai suoi inizi. E’ stato un innamoramento musicale dettato dall’istinto, dalle sensazioni, da qualcosa che colpiva il mio immaginario musicale ma che non mi preoccupavo troppo di analizzare. In quegli anni scoprivo il jazz, lo studiavo, avevo un timore reverenziale nel suonarlo e parallelamente continuano a suonare le tastiere nei gruppi rock. Ma registravo su cassetta tutto quello che trovavo: dalla fusion di quel periodo a Louis Armstrong. A diciannove anni ho visto il primo vero concerto di una star del jazz: Miles Davis, era il 1987. Non so se mi fosse piaciuto, era un progetto che allora mi lasciò completamente spiazzato e impreparato e proprio questo contribuì ad alimentare la mia curiosità. Nel jazz intravedevo un codice espressivo che sapevo alla lunga mi avrebbe rapito. Fresu invece mi sembrava da subito accessibile. Una musica di cui potersi veramente innamorare. Poi arrivarono studi musicali più approfonditi con il pianoforte e la scoperta dell’armonica cromatica. In vent’anni il jazz è diventato la mia vita e da allora ho imparato ad apprezzare molti modi di fare musica e molti artisti e cosa ridarei per riessere lì a quel concerto di Davis ma la musica di Paolo Fresu continua ad essere per me affascinante, arricchita di elementi di analisi che negli anni ho imparato ad comprendere ma epidermicamente provo quello che provavo vent’anni fa.
Paolo Fresu è senza ombra di dubbio il musicista più amato e più noto del nostro jazz in Italia e nel mondo. Critica e pubblico sono stati fin dai suoi esordi solidali, cosa che succede di rado, nel tributargli riconoscimenti ed affetto. Sì, perché Fresu è un musicista a cui si vuole bene perché capace, come solo poche grandi star sanno fare, di regalare la sua arte al pubblico con facilità pur suonando cose non “facili”. E’ un grande comunicatore senza usare mai trucchi di scena, artifici da star, strategie di marketing e di abili addetti stampa. Un musicista che ha avuto la capacità e la fortuna di iniziare giovanissimo già tra i grandi del jazz e quella fortuna lui l’ha saputa ripagare regalando negli anni sempre progetti musicali di grande spessore e originalità. Sì, perché quello che colpisce di più di questo trombettista, che è partito da un piccolo paesino della Sardegna e che ha portato il jazz italiano in tutto il mondo, è la sua capacità di coniugare grandi doti musicali con una sorprendente curiosità intellettuale e una modestia innata. Paolo Fresu non unisce solo i suoi musicisti sul palco, i suoi fans nei festival, ma allarga smisuratamente la prospettiva convogliando in progetti culturali e musicali musicisti di diversa estrazione, intellettuali, artisti, poeti, attori, artisti di strada, gente comune per dare vita a dischi, tournée, happening e festival (quello di Berchidda da lui organizzato ne è un vivido e affascinante esempio). Un curioso della vita e della musica che in un mondo di appiattimento culturale risulta essere una sana boccata d’ossigeno.
Ma se da una parte esiste il Paolo Fresu artista curioso e sempre bisognoso di nuovi stimoli con sempre nuovi e sapienti partner musicali, dall’altra parte c’è la fedeltà di uomo sardo non solo alle sue origini e alla sua terra ma ai progetti musicali che negli anni hanno saputo raccogliere consensi e autenticità, come il Paolo Fresu Quintet, la sua prima formazione arrivata ai ventidue anni di attività. Potete ascoltarlo in decine e decine di cd che fanno parte della sua smisurata discografia. Tra i tanti in questa sera domenicale mi viene da suggerirvi il sopracitato “Things” con Uri Caine ma anche “Ensalada Mistica”, “Ballads” o “Live in Montpellier” con il suo quintetto o “Contos” con John Taylor e Furio Di Castri oppure “Kind of Porgy and Bess”, “Metamorfosi” e altri ancora.
Buon Ascolto
Domenica sera, ascolto “Things”, il cd di Uri Caine e Paolo Fresu uscito da poco per la Blue Note. E’ una bella domenica sera e penso di essere fortunato di godere del piacere della musica.
Ho sempre avuto un amore viscerale per la musica di Paolo Fresu fin dalla seconda metà degli anni Ottanta. Quasi dai suoi inizi. E’ stato un innamoramento musicale dettato dall’istinto, dalle sensazioni, da qualcosa che colpiva il mio immaginario musicale ma che non mi preoccupavo troppo di analizzare. In quegli anni scoprivo il jazz, lo studiavo, avevo un timore reverenziale nel suonarlo e parallelamente continuano a suonare le tastiere nei gruppi rock. Ma registravo su cassetta tutto quello che trovavo: dalla fusion di quel periodo a Louis Armstrong. A diciannove anni ho visto il primo vero concerto di una star del jazz: Miles Davis, era il 1987. Non so se mi fosse piaciuto, era un progetto che allora mi lasciò completamente spiazzato e impreparato e proprio questo contribuì ad alimentare la mia curiosità. Nel jazz intravedevo un codice espressivo che sapevo alla lunga mi avrebbe rapito. Fresu invece mi sembrava da subito accessibile. Una musica di cui potersi veramente innamorare. Poi arrivarono studi musicali più approfonditi con il pianoforte e la scoperta dell’armonica cromatica. In vent’anni il jazz è diventato la mia vita e da allora ho imparato ad apprezzare molti modi di fare musica e molti artisti e cosa ridarei per riessere lì a quel concerto di Davis ma la musica di Paolo Fresu continua ad essere per me affascinante, arricchita di elementi di analisi che negli anni ho imparato ad comprendere ma epidermicamente provo quello che provavo vent’anni fa.
Paolo Fresu è senza ombra di dubbio il musicista più amato e più noto del nostro jazz in Italia e nel mondo. Critica e pubblico sono stati fin dai suoi esordi solidali, cosa che succede di rado, nel tributargli riconoscimenti ed affetto. Sì, perché Fresu è un musicista a cui si vuole bene perché capace, come solo poche grandi star sanno fare, di regalare la sua arte al pubblico con facilità pur suonando cose non “facili”. E’ un grande comunicatore senza usare mai trucchi di scena, artifici da star, strategie di marketing e di abili addetti stampa. Un musicista che ha avuto la capacità e la fortuna di iniziare giovanissimo già tra i grandi del jazz e quella fortuna lui l’ha saputa ripagare regalando negli anni sempre progetti musicali di grande spessore e originalità. Sì, perché quello che colpisce di più di questo trombettista, che è partito da un piccolo paesino della Sardegna e che ha portato il jazz italiano in tutto il mondo, è la sua capacità di coniugare grandi doti musicali con una sorprendente curiosità intellettuale e una modestia innata. Paolo Fresu non unisce solo i suoi musicisti sul palco, i suoi fans nei festival, ma allarga smisuratamente la prospettiva convogliando in progetti culturali e musicali musicisti di diversa estrazione, intellettuali, artisti, poeti, attori, artisti di strada, gente comune per dare vita a dischi, tournée, happening e festival (quello di Berchidda da lui organizzato ne è un vivido e affascinante esempio). Un curioso della vita e della musica che in un mondo di appiattimento culturale risulta essere una sana boccata d’ossigeno.
Ma se da una parte esiste il Paolo Fresu artista curioso e sempre bisognoso di nuovi stimoli con sempre nuovi e sapienti partner musicali, dall’altra parte c’è la fedeltà di uomo sardo non solo alle sue origini e alla sua terra ma ai progetti musicali che negli anni hanno saputo raccogliere consensi e autenticità, come il Paolo Fresu Quintet, la sua prima formazione arrivata ai ventidue anni di attività. Potete ascoltarlo in decine e decine di cd che fanno parte della sua smisurata discografia. Tra i tanti in questa sera domenicale mi viene da suggerirvi il sopracitato “Things” con Uri Caine ma anche “Ensalada Mistica”, “Ballads” o “Live in Montpellier” con il suo quintetto o “Contos” con John Taylor e Furio Di Castri oppure “Kind of Porgy and Bess”, “Metamorfosi” e altri ancora.
Buon Ascolto
Max De Aloe
Ho visto Paolo Fresu al festival Jazz di Gallarate. Formidabile. Sarebbe bello ascoltare lei e Fresu insieme, una volta sul palco. Sarebbe una bella emozione.
RispondiEliminaAvete mai suonato insieme?
Grazie per la sua musica.
ANTONIO CASTIGLIONI
Utilizzo questo spazio per rispondere al commento del signor Castiglioni. Carissimo, la ringrazio per i suoi complimenti al Festival Jazz di Gallarate. Paolo Fresu ed io non abbiamo mai suonato insieme seppure ci conosciamo da molti anni con una stima ricambiata. La tromba e l'armonica cromatica non sono strumenti molto complementari percui, nell'eventualità, la cosa andrebbe studiata bene. E poi bisognerebbe chiederlo soprattutto a Paolo che suona con i più grandi musicisti del mondo. Grazie, Max De Aloe
RispondiEliminaPer me Fresu e Rava sono veramente fantastici. Ma se funziona un duo con due trombre come nei cd di omaggio a Chet Baker e a Miles Davis, può funzionare anche un Paolo Fresu e Max De Aloe - tromba e armonica, perchè no?
RispondiEliminaLuca
Fresu e Uric Caine, un cd senza paragoni. Andrò a sentirli prossimamente a febbario nel Festival Crossroads.
RispondiEliminaSaluti a tutti
Ho comprato il suo cd "Crocevia" e il cd "Things" di Fresu/Uri Caine. Ora la mia vita è più leggera, anche il mio portafogli (quasi 20 euro cadauno) ma ne valeva la pena. Aspetto i prossimi suggerimenti.
RispondiEliminaAntonio
Io sono un grande amante del blues. Quello di Chicago, delle origini ma mi sono avvicinato al jazz grazie a un'amica che mi ha prestato un cd di Fresu. Poi sono stato ad un suo concerto.
RispondiEliminaPaolo Fresu è il nostro poeta musicale. Ma non c'è mai uno straccio di programma tv che lo intervisti? perchè dobbiamo sorbirci sempre la solita fuffa di musica finta in tv?
GIO'
Rispondo al commento di Giò.
RispondiEliminacaro Giò sono d'accordo con te che la musica "interessante" nella tv italiana non ci sia. Se vuoi approfondire la tua conoscenza su Paolo Fresu, oltre alla sua musica che è la cosa più importante, ti suggerisco il libro "Talkabout" scritto da Luigi Onori su Paolo ed edito da Stampa Alternativa. All'interno del libro troverai un interessante dvd con vita, musica e miracoli di Paolo. Vale la pena averlo. E poi ti avvicina un po' a tutto lo scenario del jazz italiano e non solo.
a presto, max
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RispondiEliminaSCUSATE HO CANCELLATO PER ERRORE IL COMMENTO PRECEDENTE CHE ERA LA MIA RISPOSTA AL COMMENTO DI ANTONIO SU QUESTO POST
RispondiEliminaLO RISCRIVO:
Grazie Antonio per i complimenti al mio cd e ti ringrazio anche a nome di Paolo per "Things". I prossimi suggerimenti, se t'interessano saranno sul prossimo post proprio su alcuni pianisti italiani.
a presto, max de aloe
Mi avete incuriosita parecchio!!! Sono una neofita della musica (quella con la M maiuscola), non mancherò di acquistare i cd Crocevia e Things, così potrò capire meglio la passione che vi accomuna e sentirmi ... una di voi.
RispondiEliminaCaro Max il tuo blog è molto interessate. Grazie!!
MPaola
Fresu ci ha un po' rotto!!!!! Con tutti i bravi musicisti che ci sono. A.R.
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