L’anno scorso un editore-poeta-dentista varesino mi chiese se avessi voluto partecipare ad un libro fotografico con artisti e pseudo tali varesini. Per rompere le mie titubanze mi disse che c’erano anche, tra i tanti, Missoni, Boldi, Jacchetti e Dario Fo. Missoni, Boldi e Jacchetti mi stanno sulle balle ma l’idea di essere vicino a un premio Nobel (seppure trombato alle primarie dell’Ulivo a Milano-ma questo succedeva dopo-) solleticava il mio ego con la delicatezza dei cannoni di Navarone.
Mi convinco velocemente e l’editore-poeta-dentista varesino o meglio, nell’ordine, dentista-editore-poeta varesino mi dice che di fianco alle foto di questo noto fotografo avrebbero voluto mettere degli scritti dell’artista. Il tema era l’altrove (?!?).
Le fote me le hanno fatte, lo scritto l’ho consegnato.
Il libro poi non l’ho comprato, l’ho sfogliato in libreria e ho scoperto che tra i tanti c’era anche il mio faccione in una posa ispirata con l’armonica in mano che sembra un cellulare (che molti avranno detto ma chi è questo pirla che si fotografare con il cellulare in mano?). Ma lo scritto di fianco alla foto non c’era.
Ho mandato una mail al dentista-editore-poeta varesino e mi ha risposto che lo scritto era poco artistico ed è stato cestinato e che siccome faccio il musicista tutti si aspettavano che mettessi uno spartito.
Allora ho pensato che lo scritto lo metto sul post di questa sera. Se avete voglia leggetelo sennò cestinatelo con un clik come il dentista-editore-poeta varesino.
Buona lettura
La redattrice mi chiama al telefono e mi spiega il progetto. Poi arriva il fotografo e mi fa le foto. Non è che m’imbarazzo con le foto. Ma una noia, una noia. Il fotografo lui sì che è bravo, ma bravo veramente ma a me sta storia qui di mettersi in posa per le foto va che è dura. Che la foto della prima comunione con tutti i bambini sull’altare con in mezzo il monsignore io me la ricordo bene. I dieci minuti più lunghi della mia vita. Più di dieci minuti, perché il Paolo Castiglioni e il Paolo Azzimonti erano già usciti dalla chiesa e noi lì tutti in posa sull’altare ad aspettarli. Che anche il monsignore iniziava a farsi venire i fumi. Me la ricordo bene sta storia della foto della prima comunione.
Poi la redattrice mi dice che devo scrivere qualcosa per il libro delle foto. Ma, mi scusi, ma il poeta può scrivere una poesia, lo scrittore un piccolo racconto, il pittore fa un bel ritratto e il musico cosa scrive? Può mettere uno spartito, mi risponde. Ha ragione. Che poi, mi dice, anche l’attore, per esempio, cosa scrive? Cosa scrive, dico io. Cosa scrive, dice lei. Boh! Diciamo insieme. Ma penso che mettere uno spartito sembra proprio che io ci credo veramente a sta storia di fare il musico che compone anche. Che a dire che faccio il musico già si fa fatica che c’è sempre uno che ti dice: ah, ho anch’io degli amici che suonano. E poi, e già lo sai che te lo dicono, sì ma di lavoro vero cosa fai? Che una volta per sbaglio ho detto anche che componevo e uno mi ha detto: come Mozart. Che io da quel giorno lì non dico più niente.
Per aiutarmi allora la redattrice dice che il tema è “l’altrove”. L’idea della partenza e del ritorno dell’artista nella città natale. E già mi vedo in tournée io, la mia armonica e il fido contrabbassista Riccardo Fioravanti. Mi passano per la testa tutte le mie belle citazioni di Pessoa, l’Aleph di Borges, mi sento già un piccolo Neruda a La Manquel, la sua casa in Normandia, dove si era rifugiato dopo aver preso il premio Nobel. Penso pure a “innamoramento e amore” di Alberoni e alla sua mogliettina che non mi ricordo come si chiama e a quel punto capisco che la cervice mi è esplosa in una melassa di egocentrismo e farneticamento cronico da commentatore di calcio in TV. Mi do una smossa.
Oh, mi dico - Va mio bel zifulatore di armonica che te non è che a suonare vai alla Carnegie Hall e neanche all’Opera di Parigi. E va che anche se ci andassi poi ritorni sempre a Busto Arsizio. Che non fa né trendy né bohemienne. Penso ai miei viaggi da musico: Agrate Brianza, Voghera, Cardano al Campo ma anche Bitonto, Cosenza, Ponsacco, Fasano. E la cosa più forte e intensa che riesco a tirare fuori dalla mia sensibilità di artista è sta storia dell’auto poi da spostare. Sì perché te puoi suonare ovunque ma appena arrivi c’è sempre uno che ti dice che puoi scaricare i tuoi strumenti ma poi l’auto la devi spostare. Può essere l’organizzatore di un Festival, il custode di un teatro, il barista etilista dello stand “arte, cultura & focaccia” del Festival dell’Unità ma quella frase lì te la devono dire appena sei arrivato. Che proprio pochi giorni fa alla Villa Erba di Cernobbio non faccio in tempo ad arrivare che mi dicono che lì sul retro dove scaricavamo i nostri bei strumentini la mia auto non la potevo lasciare. Siccome ultimamente sono suscettibile e rispondo che se è per me io prendo su tutto e come sono arrivato me ne torno a casa; quella volta lì siccome mi pagavano tanto ho detto va bene e l’auto l’ho spostata ma l’ho messa davanti all’entrata principale, vista lago, zona aperitivo che neanche Montezemolo ci parcheggia la Ferrari. Quelli si sono accorti solo dopo quando i centocinquanta invitati sono arrivati e guardavano la mia Ford Focus tutta infangata mentre i camerieri ci zigzagavano in mezzo per servire i loro salatini. Ah, che bell’altrove, quella volta lì a Cernobbio. Che il mio sogno, non so se l’avete capito è viaggiare per suonare ma parcheggiare l’auto sul palco e suonarci dentro….un giorno all’Opera di Parigi lo farò. Perché girare il mondo significa vederlo come lo vede Dio dall’alto: rotondissimo. Ma questa frase che è l’unica cosa bella di questo scritto non è mia ma di Nicola Bottiglieri. Buon Viaggio e buon musica a tutti…con l’auto vicino.
Max De Aloe
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Archivio blog
- gennaio (1)
- novembre (2)
- giugno (2)
- giugno (3)
- febbraio (1)
- giugno (2)
- maggio (3)
- aprile (1)
- marzo (3)
- febbraio (2)
- dicembre (1)
- settembre (3)
- dicembre (3)
- novembre (1)
- ottobre (2)
- luglio (2)
- giugno (1)
- marzo (3)
- gennaio (2)
- novembre (2)
- settembre (1)
- agosto (1)
- luglio (1)
- giugno (1)
- aprile (2)
- febbraio (1)
- gennaio (1)
- dicembre (1)
- novembre (2)
- ottobre (3)
- settembre (2)
Mi sono divertita molto a leggere questo tuo scritto. Cosa dire ... lo sa Giorgio39 che i dentisti viaggiavano molto intorno al mondo per i corsi di aggiornamento a carico del ssn? (oggi le casse prosciugate del ssn non lo permettono più!). Se non vedono in "alto" significa che non hanno viaggiato a sufficienza??? ... mah!!!!!
RispondiEliminaMPaola
.... aaaahhhhhhh, dimenticavo!!!!!! .... caro Max in tema di divertimento, posso portare a scuola le chiacchiere martedì prox (... è carnevale!)???? .... prometto niente coriandoli !!!
RispondiEliminaMPaola
eh già...perché te che scrivi come parli mica ti possono mettere su un libro. Che poi gli tocca anche di mettere la macchina sulla foto, se ti danno corda.
RispondiEliminaIo ci impazzisco per le cose che scrivi, che uno è come quando ti incontra, e si ride.
Ma sarebbe stato meglio racchiudere tutta l'ironia del tuo scritto in un italiano corretto anche se poco serio - eppur serissimo.
Forse se avessero vista chiara e tonda la tua personalità ironica e un po' icazzata, tipica dell'armonicista acrobatico, in uno scritto in italiano...chissà, l'avrebbero pubblicata.
Meglio comunque leggerti come sei qui sul tuo blog, dove (non ne ho mai dubitato) i racconti prendono vita. E ci si sente un po' come a casa, dove si può anche dire che non ci piace come suona quell'Allevi lì!
Bello arrivare tardi, ma saprai mai che ho messo una risposta, caustica ma anche dichiaratamente di parte, a questo post?
Bella la risposta di samantha che secondo me non si chiama samantha. Neanche Deborah, ma sono qui che penso chi sarà mai?
RispondiEliminaLa risposta so che arriva perchè c'è tutto un sistema che quando qualcuno scrive sul blog mi arriva una mail che mi avverte!!
Percui beccata subito!!
Grazie Samantha (?!!!). Te non sei Samantha, io lo so che te non sei Samantha, neanche Deborah!!!